mercoledì 17 ottobre 2012

AN ANGEL AT MY TABLE / Un angelo alla mia tavola

SELEZIONE DI "ILLUSTRATI, La Rivista" per l'uscita dicembre.

Questa è l'illustrazione che la rivista ILLUSTRATI ha selezionato per il numero di dicembre 2012.





D'ora in ora più selvatica. Lo so.
Da tanti anni divorata,
tagliata, ritagliata,i rami costretti a destra e a manca,
mi slanciai, fiorendo, minuti fiori bianchi
sopra gli steccati fisso in viso le persone
Mi guardano le api, mi ha preso in manto il vento
Forte e aspro è il mio gusto, rigogliose le mie fronde.

Si acciglia la gente, se vede che metto ancora una radice
Janet Frame









Mi ricordo che quando avevo 13 anni leggevo i libri di Janet Frame distesa sul mio letto e ricordo l’impatto che ebbero su di me. C’erano molti passaggi poetici nel romanzo “Owls Do Cry” che erano molto tristi ed evocavano il mondo della follia… Mi ricordo anche di ciò che leggevo su Janet Frame, delle spiegazioni che erano state date sul suo modo di scrivere e che lo si collegava alla sua schizofrenia…
Io mi interessavo in generale ai personaggi trascurati, abbandonati, ai quali non si presta tanto interesse e ho apprezzato Janet proprio per questo. C’è sempre stato qualcosa che mi ha attratta nel raccontare storie di anti-eroi e nel vederne il loro aspetto eroico…Ciò che mi attira nella gente che ha dei problemi è il fatto che abbia un atteggiamento attivo nei confronti della vita. Sento qualcosa di straordinariamente tenero in questo sforzo umano, uno sforzo sincero e non cinico di tentare di capire l’esistenza…
In “Un angelo alla mia tavola”, più che di follia, parlerei di ipersensibilità, di vulnerabilità…
Janet mi ha detto che non si sentiva sola, che il cielo, la natura erano delle presenze vive per lei e che si sentiva in rapporto intimo con loro. Ho quindi voluto mostrare che, nonostante tutto, non era infelice.” “Relativamente alla struttura narrativa, devo sottolineare che uno degli scopi del primo episodio del film era di rendere l’idea di come si sviluppa il ricordo. Volevo che i primi momenti fossero come piccole diapositive, semplici impressioni visive. Se torni indietro ai tuoi primissimi ricordi, non puoi mettere insieme una storia: sono immagini. Per questo volevo che il primo episodio costruisse la narrazione con scene molto brevi che diventano via via più lunghe, come accade con la memoria”.  
Jane Campion

Nessun commento:

Posta un commento