domenica 25 marzo 2012

Antonio Tabucchi: Quella foto misteriosa che valeva un libro intero

Eddie Kuligowski, Hold Tight, 1978
Eddie Kuligowski, Hold Tight, 1978

Quella foto la vidi per la prima volta in un libro. Era la fine di febbraio del 2002.
Nella pausa pranzo non uscivo, ma quel giorno lo feci. Mi aspettava un'amico che non vedevo da tempo.
Il cielo era grigio e piovigginava ma io correvo al mio appuntamento senza aprire l'ombrellino che mi ero portata dietro.
Camminavo di fretta  ed ero in ritardo, ma mi fermai lo stesso davanti ad una bancarella di libri.
Una fotografia  mi colpi, comparivano un uomo ed una donna abbracciati, in una postura che impediva di vederne i volti, quasi ambedue fossero un tutt’uno in un unica testa femminile. Era la copertina di un libro di Antonio Tabucchi dal titolo" Si sta facendo sempre più tardi".
Molto tempo dopo trovai una recensione di Tabucchi, in cui spiegava perché scelse quella foto. 

   
"... Era una fotografia formato cartolina e raffigurava un uomo che abbraccia una donna.
La donna è ritratta di spalle e indossa un vestito nero scollato a v. Ha in testa una cappello bianco che è contemporaneamente la sua testa e la testa dell'uomo che l'abbraccia, perché esso nasconde i volti. Lui si afferra a lei con un abbraccio spasmodico, come un naufrago attaccato a una roccia, si direbbe. Il corpo della donna non manifesta alcuna visibile emozione, lei fa solo un piccolo gesto con la mano destra, ma non si capisce bene se è un gesto di protezione e tenerezza per l'uomo che l'abbraccia, oppure se sta semplicemente reggendo la falda del cappello che il vento potrebbe far volare via. (..) E durante tutti questi anni non ho mancato di pormi il quesito che quell'immagine contiene. Di cosa si tratta, di un addio? Di un ritorno? E chi è ritornato, o chi sta partendo, lui o lei? (...) Senza sapere bene perché pensai che la fotografia che avevo portato con me per tanto tempo avesse qualcosa a che vedere col libro che avevo scritto..."


Ricordo che girai il libro e nel retro di copertina lessi il sottotitolo "Romanzo in forma di lettere" e mi piacque. Ero in ritardo ma senza sapere bene perché pensai che quella foto e quel libro avessero qualcosa a che fare con me.

Poi dimenticai la foto, il libro. Tutto.

Quando tornai in studio ripercorsi la strada e intravidi nuovamente sulla bancarella il libro. 

I miei passi però, erano accompagnati da chi mi aveva fatto dimenticare tutto. Eravamo nella fotografia e come naufraghi stavamo facendo ritorno.
Ci salutammo e ci abbracciammo sotto un' ombrellino che si stava caricando di fiocchi di neve.

Qualche tempo dopo comprai il libro.


Lettere d'amore, lettere di solitudine e di lontananza immaginate. 
Sì, lettere immaginate non vissute, che non evocano niente perché non possono ricordare, ma che in compenso possono produrre qualcosa di nuovo che non c’era o non c'é mai stato.
I ricordi più intensi e veri sono di ciò che non è stato. "Amore mio, ti ricordi quando non siamo andati a Samarcanda?" i sogni che più uniscono due persone sono quelli che non sono stati attuati, ma restano un segreto che non sarà mai condiviso con altri.

Lettere che rispecchiano la disarmonia della vita. L'immaginazione che non si ferma davanti ad un ricordo e che non spegne il desiderio. Nella vita reale siamo impegnati  a vivere. Tutto quello che ci accade non lo capiamo perché lo stiamo vivendo, ma appena passata,  ci accorgiamo in ritardo o nell'attimo successivo  che la vita è  andata oltre prima che riuscissimo a capirla fino in fondo perché eravamo occupati a viverla.

Se penso a quel giorno, ricordo, un naufragio di tenerezza, di abbracci e di piccoli gesti impercettibili.


Addio allo scrittore. Antonio Tabucchi.


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